domenica 10 gennaio 2010

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I sogni proibiti degli anni '80

Ben ritrovati a tutti quanti e buon anno.

Un amico mi ha fatto notare che in questi sei mesi di vita del blog non ho ancora parlato di nessun fumetto anni '80. Non ci avevo proprio fatto caso, ma pensandoci non è una cosa strana: gli anni '80 sono stati molto severi col fumetto popolare seriale (andò un po' meglio solo alle riviste d'autore). Le vendite subirono un calo importante, una casa editrice di punta come l'Editoriale Corno chiuse i battenti trascinando nell'oblio il fumetto americano per diversi anni, altri editori storici come i Fratelli Spada e Cenisio vennero spazzati via dal mercato.
Pochissimi furono i nuovi personaggi di rilievo, e tutti di Bonelli. I generi classici come il western soffrirono di crisi d'identità e i nuovi generi si esaurirono presto o perché nessuno ne seppe approfittare in maniera intelligente (come per i fumetti sui robot), o perché erano troppo leggeri e di facile esaurimento (come quello dei paninari). Il fumetto erotico dal canto suo fece il salto di qualità evolvendosi in pornografico e diventando per adulti non solo di nome ma anche di fatto. La lenta ma inesorabile avanzata del liberismo sessuale aveva portato infatti alla paradossale situazione in cui la possibilità di fruizione era andata troppo oltre i limiti morali portando ad una diminuzione di lettori. Se i ragazzini avevano trovato il coraggio di comprare il fumetto con la coscia nuda negli anni '60 o quello con la tetta al vento nei '70, col sesso esplicito le cose erano diverse.

Tutto questo mentre gli anni '80 esplodevano in tutti i loro eccessi e le loro contraddizioni.

Dovendo scegliere un fumetto anni '80 di cui parlare ho cercato di orientarmi verso uno che avesse tutti gli ingredienti dell'emblematicità, che rappresentasse il decennio. No, non ho scelto Dylan Dog. Ho scelto invece Sogni Proibiti, pubblicato da Ediperiodici tra il 1984 e il 1986. Naturalmente è un porno. Non c'è un personaggio fisso, e il protagonista di ogni numero è di solito un tranquillo cittadino che vive una vita normalmente agiata e appartiene alla normale società civile produttiva. Un uomo dall'attività sessuale frustrata il cui unico sfogo è immaginare lussuriose avventure sul suo posto di lavoro.

Così il lettore può immergersi nei pensieri e nelle fantasticazioni di un guardiano del faro...



O di un bibliotecario...



O di un autista di autobus...



... o di tanti altri lavoratori.

La Guida al Fumetto Italiano dice che questa testata venne ispirata dal film omonimo interpretato da Danny Kaye. Il film è del 1947 e il racconto da cui proviene (The Secret Life of Walter Mitty, di James Thurber - un racconto che ha un posto non secondario nella letteratura americana) è del 1939 e ovviamente le fantasticherie del personaggio sono avventurose e ingenue (come quella di essere pilota di aereo durante la Seconda Guerra Mondiale), e non certo piccanti, ma l'idea di fuggire da una realtà deprimente per rifugiarsi nei sogni è simile. Quello che c'è in più nel nostro fumetto è quella sensazione molto anni '80 di strisciante invidia per l'altrui ricchezza, lusso smodato e vita sessuale sfrenata, nell'esaltazione dell'esplosione estetica e del consumismo spinto. Quella sensazione che si ritrova, ad esempio, nella celebre canzone dei Dire Straits Money For Nothing, che come probabilmente saprete parla di un impiegato di un negozio di elettrodomestici che deve trasportare in spalla frigoriferi e televisori tutto il giorno e che si lascia andare a commenti biliosi e lividi su tutti quelli che "non fanno veri lavori", come i cantanti, ma che guadagnano miliardi senza sforzo e possono avere "soldi facili e donne disponibili". Canzone del 1985, guarda caso.




Alla fine, comunque, la testata va presa per quello che è e non serve andare a cercare chissà quali argomentazioni socio-filosofiche. Va presa alla leggera, proprio come gli anni '80. Il suo scopo era solo quello di far vedere qualche scenetta sessuale e far fare quattro risate al lettore con le battute dei personaggi. Nell'episodio del casellante, ad esempio, tutto il dialogo è incentrato sul mondo delle ferrovie: il protagonista "alza la sbarra" del passaggio a livello e fa "entrare il treno in galleria" (i puristi perdonino la censura della tavola):




In quello del tassista la passeggera "aziona il tassametro":



"Dove vogliamo andare?"
"Dove cazzo vuoi tu!"

Efficace sintesi del percorso di un decennio.


Collezionisticamente parlando:

Attingo dalla Guida che la collezione si compone di 30 numeri pubblicati tra il Gennaio del 1984 e il Giugno del 1986. Tra i disegnatori sono citati Maurizio Santoro, Mario Jannì e gli artisti dello Studio Montanari. Probabilmente anche altri hanno collaborato. Le copertrine sono dello Studio Leonetti.

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